All you can eat evoca scenari di devastazione alimentare, gente satolla che sviene davanti al buffet, ragionieri del cibo che calcolano quanti piatti devono mangiare per ammortizzare il costo della cena, ruspe che caricano crostacei sui piatti da portare al cuoco davanti alla griglia. Il fuochista, come sui treni a vapore che carica roba per ottanta ore.
A Milano, in questo periodo, c’è un invasione di locali cino/giappo all you can eat. Locali enormi, con buffet chilometrici, cento coperti, camerieri che corrono di qui e di là.
Di solito, tra i vari vassoi messi a tua disposizione c’è di tutto. Sushi, cucina cinese, pizza, cucina occidentale, dolci, pasta, carne, pesce e verdura crudi da portare a far cuocere sul momento.
La spesa media è sui 20 euro, bevande comprese. Ma mangi quanto ti pare. L’importante è non avanzare nulla. In alcuni all you can eat, se ti carichi il piatto di roba e poi la molli lì, ti appioppano una penale. Ed è giusto. Giustissimo. Così impari.
A Milano, oggi, ci sono più all you can eat che agriturismi in Toscana.
Quando va bene, esci sazio, abbastanza sano, rotoli fino alla macchina e torni a casa.
Quando va male ti telefona il fegato e ti urla dietro. Strisci fuori dal locale e lentamente ti trasformi in Matango, il mostro fungo di Ishirō Honda. Poi i tuoi amici ti sparano con un fucile a pompa per farti smettere di soffrire.
Quando va male, il sushi è un overdose di salmone. Salmoni archetipali, più color salmone della giacca di Fiorello quando conduceva il Karaoke.
Quando va male, il cibo nelle vasche del buffet ti saluta e ti chiama per nome.
Date le premesse, ecco perché il Ju Jin è stata una lieta sorpresa.
Il locale è molto grande, ben arredato, gestito da persone gentili.
Hanno aperto da poco. Prima nello stesso posto c’era la pizzeria di Salvo del Grande Fratello, che ha tenuto aperto tipo un quarto d’ora, poi un ristorante brasilero molto molto molto allegro e carioca.
Adesso c’è il Ju Jin, ristorante wok, all you can mangiare, sushi, cinese, italiano.
Il cibo è ottimo. Il buffet è lungo la metà di quelli “standard”, la quantità di cibo esposto è minore rispetto agli altri locali. Il che significa: piatti cucinati con molta più cura, e ricambio continuo, cose fresche, appena cucinate, che vengono messe sul buffet di continuo.
Meno scelta, meno abbuffo selvaggio, ma in compenso ho trovaro piatti di qualità molto più alta rispetto ai soliti all you can pappare.
Non ho assaggiato il sushi, ho preferito mangiare cinese.
Nello specifico, consiglio il manzo con asparagi e di provare la gran varietà di ravioli, carne, pesce, verdure.
I miei compari di cena, dediti al sushi, hanno fatto diversi giri, trovando non soltanto l’onnipresente salmone, ma anche sushetà piuttosto rare negli all you can eat, come il temaki.
Vivamente consigliato!
Ju Jin
Via Ambrogio Binda, 19
Milano